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Parole, parole, parole.

Io parlo con il mio cane


Non negarlo, anche tu lo fai, anche se sei l'orso più burbero del mondo che vive su una montagna innevata a 200km dalle persone. Quando l'uomo vive con il cane ci parla: lo fanno le popolazioni più primitive e lo fanno i nostri bambini in fasce, quando le parole non hanno ancora senso.


Comunicare con il cane è innato; serve a dare informazioni su cosa fare assieme, su come farlo, su come ci sentiamo e nella società moderna, per avere qualcuno che ci ascolta quando spesso le nostre parole, ed ancor più i nostri sentimenti, sono inascoltati.


Per me da sempre gli animali hanno accesso ad una dimensione di me più semplice ma anche priva di sovrastrutture sociali come "il non si dice" ed il "non si fa".

I cani dicono e fanno, in modo molto più sottile di quello che crediamo perché non ci sono solo abbai, ululati, latrati ma sguardi, luoghi, angoli, posture e (purtroppo per me che mai lo saprò) odori. I cani sono più diretti e per questo arrivano al cuore, ci arrivano senza pensarci, senza paura di non essere sé stessi.


Dopo 13 anni passati a guardare i cani come lavoro e 40 per amore pensi di sapere tutto ma un giorno "SBAM" ci sbatti la faccia...fosse stata l'unico impatto della mia carriera: elaboro continuamente le informazioni che cani e persone mi forniscono.


Comunque.


Tutto comincia da me ed uno dei miei cani, Pico, pastore australiano di 12 anni, la mia croce e delizia: siamo come moglie e marito dove io sono la moglie con il mattarello.

In casa ci parliamo, ci vogliamo tanto bene, ci coccoliamo ma quando usciamo fuori io e lui arriviamo a dei livelli di stress altissimi: l'aspettativa di "avere il cane perfetto" una specie di robottino telecomandato con il pulsantino "accendi/spegni" collide come uno schiaffo con il suo essere Pico. Abbaia quando si stressa, tira e diventa l'amplificatore delle mie aspettative inesaudite.

Andiamo a fare una bellissima passeggiata dove mi impongo di pensare a noi e non a come noi dovremmo essere. Camminiamo attorno ad un lago in una bellissima giornata d'inverno, longhina di 10mt per non pensare al guinzaglio ma non disturbare neanche gli altri rari

frequentatori e gli animali selvatici; incrociamo un labrador nero, Pico mugola, l'altro lo guarda duro, iniziano a ringhiare e balzano uno contro l'altro, accorcio la longhina senza ansie (è più facile quando trovi un cane che ti abbaia contro) e proseguiamo, dopo pochi metri Pico non ci pensa più di tanto, tira un po' per allontanarsi e poi rilascia la tensione anche sul guinzaglio.

Proseguiamo, incrociamo altri 2 cani da pastore che si lanciano contro di noi ma io, sentendomi sicura di quanto rapidamente lui aveva gestito emotivamente il labrador mi rilasso e lui passa avanti tranquillo con una sola abbaiata più dispiaciuta che arrabbiata.


Siamo quasi alla fine della passeggiata, stiamo camminando circondati da un canneto, Pico ha tutti i 10 mt di longhina a disposizione, è avanti a me guarda a sinistra verso il canneto, si ferma, si tende e fissa un punto, guardo anche io ed il labrador nero è a pochi metri da noi con il proprietario, troppo tardi per accorciare la longhina, con due falcate potrebbe raggiungerlo senza problemi. So che potrebbe nascere un piccolo casino ma mi ha dimostrato che non è ciò che veramente lo interessa. Guardo Pico e gli dico, come se parlassi ad un amico a cui dai un consiglio: "Pico lo so che ti sta sulle balle ma se vuoi puoi anche andartene e lasciarlo lì" , mi sente e non si gira verso di me ma verso la continuazione della passeggiata. Allunga il passo fin che non si sente sicuro di aver lasciato il labrador dietro di se e mi sento come se il mio cane fosse stato illuminato da un riflettore per tutto l'avvenimento.



Inizio a pensare, lo faccio per giorni. Penso e guardo gli altri cani, quelli dei miei clienti. Guardo i miei clienti, guardo come loro si sentono quando sono con il loro cane e con me.


  1. Quando lo sganciano dal guinzaglio, quale è la loro percezione dell'esterno rispetto a quella del cane?

  2. Quale è la loro percezione delle necessità del cane rispetto ai loro timori?

  3. Quante volte i cani amplificano gli stati emotivi dei loro compagni umani?

  4. Quante volte percependo ansia a paura si fermano, si allontanano?

  5. Quali sono i modi in cui i proprietari comunicano con i loro cani?

L'analisi e le risposte ai primi 4 punti adesso sono diventate parte del mio metodo "FEEL TO BE": un percorso attraverso cui conduco i proprietari a diventare un solido gruppo familiare con i loro cani.

Analizziamo assieme il 5° punto...


Il nome del cane pronunciato con tutto l'amore del mondo quando sei sul divano a "limonare emotivamente" con lui diventa un sasso lanciato il mezzo alla sua fronte quando pensi che la situazione sia al di fuori del tuo/suo controllo.

La comunicazione è scarna: "Pippo! Vieni!" ma si sente che dici:

"Pippo! Mostro di un cane! Vieni qui subito altrimenti i fanghi del lago ti inghiottiranno per sempre come Artex inghiottito nelle Paludi della Tristezza nella Storia Infinita" ... Credi che sia esagerato? E' esattamente ciò che mi è stato detto una volta. Fa ridere all'inizio ma anche comprendere quanto effettivamente molte persone non sappiano fino a dove sono le necessità del cane, le sue capacità e le loro.


Oltre a far riflettere è importante dare una risposta e una soluzione:


  • Analizza la fiducia che dai al tuo cane nei vari ambienti

  • Quando sei in una situazione che reputi ti attivi mentalmente dillo! Cioè proprio dagli un inizio ed una fine: "Lì in fondo c'è un cane che viene verso di noi ed io ho paura" ,"Il cane che ci guarda ci morderà", "Se lascio libero il mio cane lui scapperà distante da me" .. come se parlassi con qualcuno che ti ascolta e la persona che ti ascolta sei te stesso. Ti renderai conto di quanta tensione c'è nelle tue parole, di quanta aspettativa negativa hai nei confronti dei vari eventi, ti quanto ti stai settando per il tuo insuccesso.

  • Descrivi anche ciò che lui sta facendo in modo oggettivo: "Sta annusando un angolo putrido", "Sta annusando dove è passato un altro cane", "Sta annusando e prendendo delle informazioni e per lui sono molto importanti, le sta valutando con attenzione". E' sempre la stessa azione descritta con più attenzione. Impara anche tu a trovare i dettagli che fanno la differenza nella comprensione di ciò che fa il tuo cane "annusa un angolo putrido" contiene disgusto e ignoranza di ciò che avviene mentre "prende delle informazioni per lui importanti" ti mette al pari ed a comprendere ciò di cui ha bisogno il tuo compagno a 4 zampe.

  • Crea delle situazioni dove avrete un successo. Delle situazioni semplici e gestibili anche dal punto di vista emotivo: se hai paura che il tuo cane se ne scappi nel bosco se lo liberi inizia a farlo in luoghi prima recintati dove valuti quanto si allontana, dove va, se ti guarda mentre lo fa, se torna a cercarti. Inizia a verbalizzare come si svolgono, come ti senti, cosa fa il tuo cane e cosa cerca, quali sono le criticità. E' un po' come avere paura del buio da piccoli, dirlo, confutare cosa c'è dietro l'anta dell'armadio aperta ci dà una visione su dove comincia la nostra paura e quanto questa sia reale. Non è sbagliato avere paura, è sbagliato vivere nella paura

  • Sii pronto a sbagliare, ad essere imperfetto, a considerare gli standard sono delle cose create da chi è più impegnato a giudicare che a vivere le situazioni. Ci sarà sempre nella tua strada qualcuno che giudicherà il tuo cane fastidioso, pericoloso anche se non ha fatto un suono. Passa a vai oltre.









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