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Guardami negli occhi


"Mia sorella ha letto che se li guardi negli occhi li sfidi e non bisogna farlo mai..." Non potevo che cominciare questo blog cercando di sfatare o, quantomeno, ridimensionare uno dei luoghi più comuni.

Il meraviglioso cane che ti sta guardando negli occhi in questa foto è Fiona: lei guarda tutti così, dall"alto" dei suoi 30 cm; guarda le persone e dice loro come si sente, la sua disponibilità, oppure, se reputa che il suo interlocutore possa essere troppo difficile da gestire, "chiude" la comunicazione e volge gli occhi altrove.

Non dimenticherò mai lo guardo del pastore australiano di cui afferrai il guinzaglio durante la nostra prima lezione perché il proprietario lo strattonava: io non avevo nessun diritto di intervenire in quel modo nella loro relazione, per quanto in quel momento la considerassi squilibrata: il suo sguardo era una promessa di morso; promessa che mantenne durante un'altro appuntamento quando non me l'aspettavo. Mi servì da lezione però perché quell'espressione la vidi in molti altri cani e l'esperienza mi aiutò a capire quanto sia importante dare spazio invece di toglierlo.


La volontà di giocare a disc dog di Ulisse o allenarsi alla cerca sportiva di tartufi di Benji si vede nei loro occhi che sono appassionati ed entusiasti; mentre quelli socchiusi in un'espressione dolce di Zoe e Mercy chiedono il contatto con approcci lenti e pacati, la fiducia di Casper, Gioy, Rocco e Kira nel muoversi attraverso gli ostacoli della rally obedience passa dai loro occhi a quelli dei loro proprietari e mi ricordo bene l'espressione del mio Pico che non riusciva a reggere la mia emotività durante una gara. Se mi chino troppo su Tyson lo "carico" portandolo a spalancare gli occhi (e non scherzo ma mi sembra sempre di vedere un punto di domanda sopra la sua testa) e saltarmi addosso leccandomi non per essere toccato ma per allontanarmi. C'è poi lo sguardo sbrigativo di tanti cani, più di quelli che immaginereste, che non se la sentono di avere le mie attenzioni (o quelle degli sconosciuti per strada) perché non sono pronti e cercano di fare tutt'altro piuttosto: annusare in giro, allontanarsi, fare la pipì, prendere legnetti...

Esiste una regola universale per tutto ciò? La risposta è "NO!"

Non è un paradosso che nell'immaginazione popolare il cane che ti guarda negli occhi ti sfida e si faccia di tutto per insegnargli a essere guardati anche quando non ha senso che lo faccia?

Ipotizziamo un semplicissimo parallelo: stiamo camminando per strada ed una persona a noi conosciuta ci fissa, squadrandoci dalla testa ai piedi: sicuramente non penseremmo che ci vuole dominare, oppure che è un leader e ci sta imponendo la sua leadership (il "capobranco!") oppure che ci vuole tirare un cazzotto. Penseremmo solo che è un comportamento strano, che forse abbiamo qualcosa fuori posto: il rossetto sbavato, forse siamo spettinati, oppure che il suo sguardo preluda ad una conversazione. Ci potrebbero essere infinite sfumature in base a come noi percepiamo lo sguardo degli altri anche considerando quanto sicuri o di noi stessi ci sentiamo in quel dato momento.

Nel mio lavoro vedo cani che guardano i proprietari (chiamiamolo così giuridicamente o, più naturalmente, conduttore o compagno) per mille motivi e non posso che considerare questo comportamento che positivo: lo sguardo è diretto ed immediato: è un fulmine di microsecondi che collega due mondi tanto diversi senza dover aggiungere altro.

Il tuo cane in passeggiata ti potrebbe guardare se vede un altro cane o una persona, per avere una conferma ad uno stato emotivo, oppure ad un'azione che seguirà, può fissare un estraneo (umano o canino) prima di tutto per capire le sue intenzioni, dalla sua postura e la mimica facciale "arrivano" prima della voce.


E' vero: ci sono cani che non amano essere guardati ma questo non deve essere un punto di arrivo ma di partenza per te ed il tuo cane, bisogna le motivazioni cioè il PERCHE'.

Applicare delle regole in modo universale a degli animali così complessi e sociali come i cani (senza considerare il grandissimo peso che NOI abbiamo nella relazione ed il loro comportamenti) non aiuta: il cane non è un oggetto in serie, una macchina o un computer con un programma. La differenza starà nella soggettività, l'esperienza, il carattere, l'ambiente in cui è inserito e con cui interagisce (se ne ha la possibilità).


Quando ti guarda il tuo cane? Riesci a cogliere tutti i suoi sguardi? Quando lo fa? Quale è la tua reazione? Che faccia fai TU?

Ogni binomio parlerà il suo linguaggio "di coppia" personale.

Fiona mi ha insegnato a guardarla negli occhi, a capire cosa lei voleva dire e a farmi guardare e dire cosa anche io volevo comunicarle.

10 anni fa per me è cominciata l'alba di una nuova relazione e comprensione dei cani, mi auguro che oggi tu abbia potuto avere uno spunto per la vostra, unica ed esclusiva, fatta anche di sguardi.



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